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Abitudini VS cambiamento

L’immagine legata a questo articolo è una citazione un po’ vintage: si riferisce ad uno spot del 1990 (e a dire il vero pensavo fosse anche più datato) di una nota catena di supermercati. Il payoff recitava ‘Al C***D ci si torna’ e la storia raccontata è quella di una cliente così assidua da scavare un solco sempre più profondo sul tragitto casa/supermercato. Quando si parla di sviluppo, miglioramento, cambiamento personale uno dei primi ostacoli che si incontrano è quello delle abitudini, dell’ ‘abbiamo sempre fatto così’.

Ed ecco perché mi è tornato alla mente lo spot del C***D: le abitudini nascono come un comportamento che riteniamo corretto in una determinata situazione. Più ripetiamo lo stesso comportamento, più esso diventa radicato e ‘automatico’. E più il comportamento è consolidato, più è difficile anche solo pensare ad un modus operandi differente, come stessimo camminando in un solco scavato sul terreno: più è profondo, più faremo fatica ad uscirne.

Ho parlato di comportamenti ma possono anche essere schemi mentali, reazioni emozionali, si tratta di qualcosa che, quando è nata, ha avuto una sua funzione e ha portato a dei benefici ed è per questo che è così difficile, più o meno consapevolmente, abbandonarla.

Ma allora come cambiare un’abitudine che consideriamo un ostacolo al nostro miglioramento? Semplicemente evitando di cambiarla! Non dobbiamo analizzare l’abitudine quanto la situazione a cui reagiamo con quell’abitudine per poi pensare ad un nuovo modo per affrontarla.

‘Un bambino non smette di gattonare perché la considera una cattiva abitudine. Semplicemente lo fa perché trova che camminare sia un modo migliore e più facile per andare in giro’ (Timothy W. Gallwey)