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Che aria tira?

Il titolo, metaforicamente preso dalla meteorologia, è perfetto per parlare di ‘clima aziendale’ termine con cui intendo quell’insieme di dinamiche che legano l’individuo, il gruppo, il dipartimento all’organizzazione (e viceversa) creando un’atmosfera generale positiva o negativa, motivante o frustrante, …

La metafora meteorologia si adatta bene anche perché spesso il clima aziendale viene valutato con la precisione di chi, sulla base dei propri dolori alle giunture, sceglie se uscire con l’ombrello o meno. Vivendo l’azienda ogni giorno, infatti, si sviluppa la convinzione, spesso errata, di conoscere il complesso meccanismo che lega le persone al proprio lavoro, ai colleghi, al management.

Per questo motivo mentre per altre analisi, come quelle finanziarie o di marketing, si investe molto e ci si dota degli strumenti più aggiornati (giustamente), per l’analisi del clima aziendale di solito si va parecchio a naso o si applicano metodologie approssimative, non professionali che, inevitabilmente, portano a risultati falsati.

Questo, secondo me, è uno dei più grandi paradossi in azienda: è assolutamente accettato e riconosciuto che le competenze e le conoscenze delle persone costituiscono un fattore cruciale nella competitività e nel successo dell’azienda. È altresì noto, almeno a chi lavora nell’HR, che le stesse conoscenze e competenze non produrrebbero risultati se non scaturissero da una persona motivata, coinvolta, realizzata. Però pare che valutare il suo grado di motivazione, coinvolgimento e realizzazione venga considerata una cosa marginale, che si può tralasciare, una pura formalità.

Questa breve introduzione al clima aziendale serve solo per chiedervi, se volete, in forma assolutamente anonima, di rispondere a qualche domanda: