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Creare ‘densità di talento’

Vi avevo avvisato che dal libro su Netflix avrei tratto più di un post… ecco il secondo!

L’assunto di Netflix è che, per far sì che le cose funzionino davvero, l’azienda deve creare quella che definiscono ‘densità di talento’ ovvero assicurarsi che in un dato ruolo ci sia sempre la persona più adatta… e loro non intendono ‘la più adatta tra quelle che abbiamo’, la più adatta in assoluto. Ciò comporta anche che, qualora all’esterno dell’azienda si individuasse una persona più adatta a ricoprire un determinato ruolo rispetto a chi in effetti lo ricopre, è necessario accaparrarsela, con buona pace di chi viene sostituito… ma questo è un altro discorso, qui non siamo in America.

Caliamo il concetto di ‘densità di talento’ nelle nostre realtà. È generalmente comprovato che, in un team composto da 10 persone di cui 7 eccellenti e 3 così così, le tre meno performanti avranno più influenza nel team delle altre sette. Questo perché in qualche modo impongono la velocità, il ritmo, l’efficienza e, a lungo andare, potrebbero anche spingere alcuni dei sette colleghi eccellenti a cercare altre opportunità per esprimere appieno il proprio potenziale depauperando ulteriormente il gruppo.

Ma, mentre da quanto si legge nel libro, sembra che in Netflix non ci sia possibilità di sviluppo o miglioramento per quelle 3 persone, io sono convinta del contrario. Non siamo a Sparta, non c’è bisogno di buttare nessuno dalla rupe, e ‘creare densità di talento’ non deve significare trovare delle persone esterne all’azienda già performanti al 100% e pronte a fare le proprie magie per noi. Anzi, onestamente la vedo una via poco realistica… Innanzitutto è bene riconoscere che ciascuno di noi è sempre migliorabile e che non c’è un punto di arrivo definitivo per il potenziale di un team. Inoltre, e forse soprattutto, è fondamentale creare un contesto in cui ciascuna risorsa non solo si senta libera di esprimere il proprio potenziale ma che venga supportata a valorizzare al massimo le proprie potenzialità.

‘Nessuno nasce imparato’ diceva Totò, e questo assunto non va applicato solo alle competenze ma anche alle soft skill… far sì che le persone prendano consapevolezza delle proprie e trovino il modo di metterle a servizio dell’obiettivo comune: questo significa per me creare ‘densità di talento’.